Le imprese dell'Emilia-Romagna
vanno in pressing sull'attuazione del Piano transizione 5.0, nel
giorno in cui la congiuntura rivela un inizio di 2024
all'insegna del segno meno per l'industria del territorio. "Non
avere ancora il piano 5.0 è qualcosa che grida vendetta, perché
ha bloccato gli investimenti", ha affermato il presidente di
Unioncamere Emilia-Romagna Valerio Veronesi, commentando la
situazione economica della regione. La misura "poteva essere
fatta prima e meglio", afferma Veronesi: "Il 5.0 avrebbe
permesso alle nostre aziende, se fosse stato fatto prima, di
accedere alle nuove tecnologie a un costo calmierato e di
conseguenza di fare innovazione".
Sulla stessa linea Confindustria Emilia-Romagna: la norma,
afferma il delegato per l'internazionalizzazione Alessandro
Malavolti nel suo intervento, "è scritta malissimo, per gli
imprenditori è una rogna infinita". A margine, Malavolti smussa
i termini ma il concetto resta: "Tutte le cose nuove non sono
facili da comprendere. Un imprenditore ha bisogno di poche
regole, ma chiare", mentre "la 5.0 ha messo una serie di
pratiche che non sono così facilmente leggibili per come è
scritto il decreto, per cui speriamo che vengano fuori decreti
attuativi molto chiari". Poi c'è un problema di tempistiche:
"Quando si fa un annuncio su un provvedimento nuovo, lo si
deve mettere subito in atto. Altrimenti si blocca il mercato". E
invece "molti piani di investimento sono congelati in attesa dei
provvedimenti attuativi degli incentivi".
Nonostante le difficoltà registrate a fine 2023 e inizio
2024, per i prossimi mesi la direttrice Emilia-Romagna e Marche
di Intesa Sanpaolo, Alessandra Florio, è ottimista: "Più
elementi ci portano a pensare che dagli ultimi mesi dell'anno il
tessuto economico dell'Emilia-Romagna possa tornare a crescere
grazie al contributo dei consumi e degli investimenti e alla
spinta delle esportazioni".
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