Chiusi il 2023 e i primissimi mesi
del 2024 con un mercato delle costruzioni in flessione ma con
valori contenuti sugli alti livelli raggiunti nel 2022, i
prossimi mesi del 2024 e il 2025 segneranno una più decisa
inversione di ciclo frutto di una doppia tensione: da un lato la
forte caduta della riqualificazione edilizia, dall'altro
l'ingresso in fase realizzativa di una eccezionale quantità di
opere pubbliche spinte dal Pnrr che nel 2023 hanno cubato 91
miliardi di euro. Lo afferma il Rapporto Cresme che verrà
presentato il 27 giugno (rpt. che verrà presentato il 27 giugno)
a Roma. L'eccezionale crescita delle opere pubbliche però non
compensa la caduta degli interventi riqualificativi, ma
determinerà diversi scenari di domanda.
La dimensione della contrazione della riqualificazione è la
questione sul tappeto e sono sufficienti due numeri per
spiegarla: prima del superbonus e del bonus facciate, tra 2023 e
2019, il mercato degli interventi incentivati in
riqualificazione edilizia e energetica valeva annualmente 28
miliardi di euro correnti all'anno; nel 2024 si è arrivati a
quasi 95 miliardi e nel 2023 a quasi 84 miliardi. È evidente che
- osserva il Cresme - finiti i super-incentivi, se va bene si
tornerà ai livelli del 2019, sempre che le condizioni rimangano
quelle di allora. Altrimenti bisognerà fare altri conti, come
sembra probabile.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA