"È la prima volta, da quando sono
in Italia, che firmo un contratto regolare: questa sicuramente è
una cosa positiva. Si tratta, però, di un lavoro stagionale:
quando finirà, sarò costretta a cercare qualcos'altro,
rischiando di incappare di nuovo in un datore di lavoro poco
onesto, come quelli che ho incontrato finora. Essere lavoratori
stranieri, in questo Paese, è molto difficile".
Lo ha detto Tina Agbonyinma, 38enne nigeriana e madre di due
bambini in Italia dal 2008, raccontando la sua esperienza di
lavoratrice straniera in un'intervista al Quotidiano nazionale.
Il primo contratto, per la donna, è arrivato quando si è rivolta
alla Caritas di Aversa ed è stata assunta con contratto regolare
da una cooperativa agricola bio.
"Siamo l'anello debole della catena. Se cerchi lavoro, nella
maggior parte dei casi ti faranno firmare un contratto non
regolare o ti pagheranno in nero; se cerchi casa, ti proporranno
un contratto d'affitto da 200 euro al mese, chiedendoti di
versarne 400. Mi auguro che questo episodio così triste di
Latina serva a risvegliare le coscienze di tutti, a partire dai
datori di lavoro", auspica Agbonyinma.
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