"Ci sono voci secondo cui il Giro d'Italia potrebbe essere ceduto al fondo saudita Pif o ai francesi di Aso? È una questione che riguarda le alte sfere. Quello che posso pensare, e intendo dire pensare, è che sicuramente ci potrebbe essere un grande investitore che parteciperebbe al Giro per poter continuare a crescere. Ma non credo che il Giro sarà venduto, anche se questo spetta al nostro presidente Urbano Cairo".
Così il direttore del Giro Mauro Vegni, intervistato a Tirana dal giornale sportivo spagnolo 'Marca', risponde a una domanda sulle indiscrezioni secondo cui i diritti sull'organizzazione della 'corsa rosa' potrebbero passare di mano. Vegni è in Albania per la presentazione delle prime tre tappe del Giro, ribattezzate 'La Grande Partenza, che si svolgeranno proprio in quel paese. "Per è importante, stiamo esportando il Giro - le parole di Vegni - e quelle in Albania saranno tre frazioni interessanti, in cui gli uomini di classifica già si metteranno in evidenza. Infatti la prima e la terza tappa sono per gente forte, e la seconda una crono per specialisti, con varie curve. Quindi chi non è uno specialista soffrirà".
Ma Pogacar sarà al via? "Ancora deve svelare i suoi programma riguardo le grandi corse a tappe - risponde Vegni - e del resto noi abbiamo presentato solo la 'Grande Partenza'. Tutto il percorso del Giro sarà svelato il 13 gennaio. Poi Pogacar annuncerà il suo programma. Ma penso che sarà difficile rivederlo al via". Allora può sperare di vincere un Italiano? In Italia c'è un nuovo Nibali? "Non lo, lo stiamo ancora aspettando. Non credo che un nuovo Nibali arrivi tanto prsto, lui era un corridore speciale, con tanta qualità e personalità. Ha vinto tutti e tre i grandi giri, la Milano-Sanremo e il Lombardia, è un'icona del ciclismo italiano".
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