Niente più affidamento in prova e attività di volontariato alla Caritas di Spoleto per Piero Amara, l'avvocato il cui nome è spuntato negli ultimi anni in diverse indagini, dal falso complotto Eni alla loggia Ungheria. La Cassazione ha infatti accolto il ricorso della Procura generale di Perugia e annullato l'ordinanza del Tribunale di sorveglianza del capoluogo umbro che gli aveva concesso la misura alternativa.
I magistrati dell'Ufficio guidato da Sergio Sottani hanno evidenziato "opacità" nello svolgere l'affidamento in prova da parte di Amara e l'avere incontrato persone estranee alla Caritas. L'annullamento dell'affidamento ai servizi sociali comporta per il legale il ritorno al regime di semilibertà e quindi il rientro in carcere, con la possibilità di trascorrere parte della giornata fuori dall'istituto per partecipare ad attività utili al reinserimento, come il volontariato, ha ricostruito la Procura generale in un comunicato.
Amara deve scontare una pena residua presso l'istituto penitenziario di Spoleto di oltre otto mesi di reclusione che gli sono stati inflitti a Roma per vari reati, tra i quali associazione per delinquere finalizzata all'emissione di fatture o di altri documenti per operazioni inesistenti, oltre al concorso in corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio e falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Con un'ordinanza emessa il 19 gennaio 2023, il Tribunale di sorveglianza di Perugia aveva concesso ad Amara la misura alternativa dell'affidamento in prova al servizio sociale.
Un mese dopo, a febbraio, la Procura generale ha impugnato in Cassazione il provvedimento che è stato annullato, accogliendo la tesi dei magistrati perugini. La motivazione del Tribunale umbro è stata giudicata "illogica e contraddittoria", come ha evidenziato nel ricorso la Procura generale. Il collegio aveva riconosciuto un'evoluzione positiva della condotta di Amara basandosi su informazioni ritenute, ad avviso dei magistrati "non aggiornate e prive di verifica sugli esiti delle affermazioni con cui Piero Amara aveva formulato accuse nei confronti di terzi soggetti".
Un'ulteriore criticità è stata individuata nella mancata valutazione della relazione di osservazione e del programma di trattamento della casa di reclusione di Spoleto che aveva evidenziato una "opacità" nello svolgimento dell'affidamento in prova, con attività di volontariato presso la locale Caritas.
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