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Ieni: 'Non parlo, quel che dico finisce sui giornali'

Una delle ragazzine subì anche un ricatto da un investigatore privato

17 marzo, 18:54
Ieni: 'Non parlo, quel che dico finisce sui giornali'

"Tutto quello che dico finisce manipolato dopo un'ora su Tg e giornali: per questo preferisco non parlare". Cosi si è avvalso della facoltà di non rispondere, Mirko Ieni, dominus del giro di prostituzione minorile che vede due ragazzine coinvolte a Roma. Raggiunto il 12 marzo da una terza ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari, oggi si è presentato (libero, ma con il braccialetto elettronico) davanti al gip Maddalena Cipriani per l'interrogatorio di garanzia.

"Non parlo anche perché è coinvolta una persona a me cara". Anche per questo motivo Ieni non avrebbe risposto stamani al Gip nell'interrogatorio di garanzia riguardo la terza ordinanza di custodia cautelare. Ieni, già accusato di avere architettato il giro di prostituzione minorile, nella nuova ordinanza è anche accusato di aver sfruttato due diciannovenni e di avere filmato una delle due durante un rapporto sessuale con un cliente. Di una delle due 19enni, Ieni si innamorò e la ragazza smise di prostituirsi: "Ieni - si legge nell'ordinanza - non voleva che continuasse perché si era invaghito di lei". A questa ragazza di cui si era invaghito, si legge inoltre nel provvedimento del giudice, "parecchie volte offriva le canne" ma anche cocaina: "Lei non pagava la droga - racconta un'altra ragazza- perché lei piaceva a Mirko". Davanti al gip Maddalena Cipriani, Ieni era assistito dal suo legale, Raffaella Scutieri.

"All'inizio quando abbiamo cominciato ci truccavamo per sembrare più grandi...quando abbiamo visto che ad alcuni (clienti, ndr) non gliene fregava niente e, da come parlavamo, sembrava che avevamo 15 anni ci vestivamo normali". A parlare nel corso dell'incidente probatorio è una delle due ragazzine costretta a prostituirsi in un appartamento dei Parioli a Roma. Agli appuntamenti le due, spiega la ragazzina, andavano "in jeans e maglietta e truccate normali". Non avevano dunque l'esigenza, spiega, "di sembrare più grandi" dei loro 15 e 16 anni. "All'inizio dice la ragazzina ci mettevamo a volte i tacchi, poi era estate quindi io per esempio mi mettevo le zeppe... però poi avevamo capito la situazione com'era e ci vestivamo normali, cioè jeans e maglietta".

Tra le carte dei verbali dell'incidente probatorio delle due ragazzine coinvolte in un giro di prostituzione minorile a Roma spunta anche un episodio di quella che sembra un tentativo di ricatto portato avanti da un investigatore privato assoldato dalla madre di una delle due ragazzine per fare luce sulla vita della figlia. Il pm in sede di incidente probatorio chiede alla ragazzina se l'amica le avesse mai raccontato di un cliente che le aveva chiesto soldi "per non dire quello che faceva alla mamma". La ragazzina risponde che l'amica le raccontò che "un uomo si era presentato come cliente nell'appartamento ai Parioli" e le disse "Guarda, io sono un investigatore privato e tua madre mi ha mandato qua". Poi l'uomo chiese "cento euro a settimana" per tacere. L'uomo con la ragazzina consumò anche un rapporto sessuale.

"La mia amica ha cominciato a dirgli che aveva 16 anni, dove abitava...lui l'ha spinta a dire la verità... gli faceva capire che lui già sapeva - dice la ragazzina - poi le disse 'se non vuoi' e lei disse 'ti prego, ti prego, ti prego non glielo dire a mia madre". La ragazzina aggiunge però di non ricordare se l'amica le disse che fu lei a proporre all'uomo dei soldi per tacere ("ti do il doppio di quanto ti ha dato mia madre") "oppure glieli ha chiesti lui". Fatto sta che la ragazzina al giudice spiega che l'amica le raccontò che l'uomo alla fine disse "cento euro alla settimana, se non me li dai racconto tutto a tua madre".

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