Secondo lo studio, offre potenzialità interessanti il riciclo dei prodotti tecnologici dismessi, in forte crescita e a elevata concentrazione di materie prime critiche, come litio, cobalto, baauxite e terre rare. Altro settore promettente è quello dei rifiuti estrattivi, in Italia stoccati in grandi quantità, e possibile fonte alternativa di materie prime seconde.
Il riciclo da sé non è però sufficiente ad assicurare l'autonomia strategica della Ue, prosegue Cdp. I paesi dell'Unione europea hanno una dipendenza dalle importazioni di queste materie superiore all'80%. Secondo le stime della Commissione Europea, al 2050 la domanda annua di litio da parte della Ue potrebbe aumentare di 56 volte rispetto ai livelli attuali, quella di cobalto di 15, mentre per le terre rare potrebbe decuplicare.
La Ue risulta, dunque, esposta a potenziali interruzioni nelle forniture di materie prime critiche, a causa della limitata produzione interna e della dipendenza dagli approvvigionamenti da Paesi caratterizzati da elevato rischio geopolitico.
Secondo la ricerca di Cdp, sono necessari investimenti in tecnologie, capacità e competenze per gestire all'interno dei confini comunitari il ciclo di vita delle materie prime critiche. La ricerca auspica il rilancio delle attività di estrazione mineraria in chiave sostenibile sul territorio comunitario e partenariati strategici con Paesi terzi ricchi di materie prime critiche.
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