(di Francesco Gallo)
"Quando scrivo non punto la penna
verso il mondo, ma verso me stesso. Quel pozzo, quel catrame che
si vede sono io, creando cerco solo di correggere i mie sensi di
colpa, il gesto artistico è lì". Così il regista Damiano
D'Innocenzo a Roma per presentare, insieme al fratello Fabio e
parte del cast, la serie 'Dostoevskij' che dopo il festival di
Berlino e l'uscita in sala a luglio approda su Sky dal 27
novembre.
Un noir esistenziale, lisergico, cupo, senza speranza, ma
completamente coinvolgente questa serie tv Sky Original, scritta
e diretta da Fabio e Damiano D'Innocenzo.
"Volevamo raccontare l'inverno di un essere umano intercettando
i sapori, i profumi, un inverno malinconico che non finisce mai.
E questo con un archetipo, quello del detective, ma del tutto
scarnificato. Volevamo anche parlare della possibilità di un
cambiamento, ovvero di poter scegliere cosa diventare" dice
Fabio D'Innocenzo.
'L'uomo in inverno' di questa serie in sei episodi girata per la
gran parte su un litorale laziale "che sembra l'Alabama" è
Filippo Timi (Vincere, Le otto montagne) nei panni di Enzo
Vitiello, tormentato detective dal passato doloroso e che fa uso
di droghe per non scomparire del tutto.
"Un poliziotto dal passato guasto e dal futuro inevitabile, che
si trova a indagare sulla scia di sangue di uno spietato omicida
seriale, soprannominato Dostoevskij a causa delle lettere piene
di dettagli macabri che lascia sulle scene del crimine", così
gli stessi registi parlano della storia. Un uomo poi che vive in
una casa isolata e fatiscente sul fiume con Ambra (una
bravissima Carlotta Gamba), una figlia che lui nel passato aveva
allontanato per un motivo straordinario quanto irraccontabile
senza fare spoiler.
Ossessionato dalle parole del serial-killer, in Vitiello cresce
la follia, la sua non è più un'indagine, ma una sorta di discesa
agli inferi piena di demoni.
"Stare agli inferi è una cosa rara - dice un Timi entusiasta
oggi a Roma - e questo è capitato in un progetto durato per
nove mesi. Ma va detto - continua l'attore - che con i
D'Innocenzo non ho mai avuto ansie, con loro è un sì assoluto, è
come essere diretti da due piramidi, c'è del geroglifico in
loro".
E ancora l'attore sulla vulnerabilità:"È una cosa che richiede
coraggio, mia madre mi diceva sempre fingi di essere un altro.
Il fatto è che mi sono sempre sentito sbagliato, ma Dostoevskij
mi ha totalmente illuminato".
E il futuro dei fratelli D'Innocenzo?
"Ci sono tre libri che potrebbero diventare film: Petrolio di
Pasolini, ma anche Dissipatio H.G. di Guido Morselli,un libro
raccapricciante, un'esagerazione e Canti del Caos di Antonio
Moresco. Ma finché non sentiamo un click dentro di noi non
scatta nulla".
Sequel di Dostoevskij? "Potremmo farne uno spin off comico o
casomai la terza parte senza fare la seconda" scherzano i
registi.
In un'opera piena di frasi apodittiche e scene maledette c'è
anche una colonoscopia in primo piano subita da Timi.
"Volevamo vedere questo uomo feroce come un bambino che deve
subire qualcosa che non può controllare, qualcosa di
imbarazzante, sgradevole. In quel momento era il vero lui, era
bello, era bambino".
Frase cult della serie Dostoevsky: "Vi ho guariti dall'assurda
malattia del vivere".
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