"2666"
A sei anni dalla morte Roberto Bolano diventa scrittore di culto
di Paolo Petroni
(ADELPHI, pp. 260 - 18,00 euro - traduzione di Franca Pece) - I libri di Nabokov sono sempre un poco speciali, così questo romanzo, definito a ragione il più politico scritto dall'autore di ''Lolita'', ha un protagonista, un antagonista e una serie di avvenimenti e avventure a costruirne la storia, ma non è quella la sostanza principale del libro, scritto tra il 1945 e il '46, bensì, come sempre, l'esercizio funambolico di stile, l'ironia del discorso, gli slittamenti e le sorprese e, in questo caso, la presenza esplicita, più che del narratore onniscente, dell'artefice e del rapporto di compassione che ha per la sua creatura e le situazioni in cui l'ha cacciata.
Qui il protagonista, Adam Krug, è un filosofo importantissimo, di fama mondiale, unica grande figura di spicco di un paese oppresso da un regime totalitario di cui è spietato dittatore Paduk, suo ex compagno di liceo ''noioso, banale, intollerabilmente meschino'' e a quel tempo detto il Rospo, e ora fondatore del partito dell'Uomo Comune. Questi non fa che sfidarlo e provocarlo anche di persona, persino nella cella di un prigione con i ricatti più biechi, per cercare di convincere il grande pensatore a entrare a servizio del suo paese, a appoggiare il suo progetto ispirato all'dea di ''pensiero unico'', che dovrebbe dare serenità a tutti riequilibrando la squilibrata distribuzione tra tutti gli uomini del globo di ''una calcolabile quantità di coscienza umana''.
Krug, cui è da poco morta l'amatissima moglie Olga e, all'inizio del racconto, giace annientato dall'avvenimento accanto al suo letto in ospedale, in nome della libertà di coscienza si rifiuta di firmare l'adesione che gli viene proposta, anche quando è stato vittima, come avvertimento per piegarlo, della più orrenda delle rappresaglie, di cui il potere ha la sfrontatezza poi di provare a scusarsi come di un errore, pronto a mandare a morte i responsabili nelle mani ''di un boia inesperto'' o, inopinata ''offerta unica e irripetibile'', facendoli giustiziare a lui stesso. ''Fu in quel momento che provai una fitta di pietà per Adam e scivolai verso di lui lungo un raggio obliquo di luce pallida'', annota l'autore.
La coscienza è la vera protagonista di questo racconto, definita ''l'unica cosa reale al mondo e il suo mistero più grande'', prodigio e paradosso assieme, forza illimitata, che travalica i limnti di ogni esistenza, che di per sé finita (e Krug in russo significa: cerchio). Gettato in una cella ecco che ode ''gli abituali rumori notturni tipici delle grandi prigioni: gli haaaa! sbadigli occasionali di una guardia, il borbottio laborioso di prigionieri anziani e insonni che studiano libri di grammatica inglese, il battito cardiaco di uomini più giovani che scavano silenziosamente un passaggio sotterraneo verso la libertà e una nuova cattura, il picchiettio degli escrementi dei pipistrelli, il crepitio cauto di una pagina che era stata irosamente appallottolata e getta nel cestino della carta straccia e faceva uno sforzo commovente per spallottolarsi e vivere un po' più a lungo'', che è un bell'esempio del gioco di citazoni e sorprese della prosa di Nabokov.
Nabokov, in una introduzione al libro di venti anni dopo, dichiara: ''non mi ha mai interessato la cosiddetta letteratura di carattere sociale.... non sono scrittore didascalico né allegorico'', aggiungendo che ''l'influenza della mia epoca (ndr: era appena finita la guerra) sul presente libro è trascurabile alla pari di quella dei miei libri, o perlomeno di questo libro, su detta epoca'', e precisando che ''ci sono alcuni riflessi nello specchio.... dei regimi idioti e spregevoli che tutti conoscono e mi hanno sfiorato nel corso della vita''.
A sei anni dalla morte Roberto Bolano diventa scrittore di culto
Venduto in quattro Paesi e diritti film
182mila copie in 9 mesi per noir di Carrisi