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A sei anni dalla morte Roberto Bolano diventa scrittore di culto
di Enzo Quaratino
Il concerto di Vasco, i "demoni" del protagonista, la libertà: D'IO VASCONVOLTO potrebbe essere riassunto in queste immagini, sicuramente non banalizzate, nel libro del giovane Michele Caporale, edito da Albatros (autunno 2013 ). Nel volume sono raccontati e descritti i momenti topici di un concerto della più grande rockstar italiana, ma il senso della narrazione è contenuto significativamente in un gioco di specchi tutto da scoprire nella sua singolare profondità.
Si parte dall'incipit: l'autore esordisce con un suggestivo e improbabile dialogo con una "donna", la libertà, corteggiata da molti, alla quale, tuttavia, non tutti riescono ad avvicinarsi: emerge, sin dall'inizio, quel filo rosso, sottile eppur robusto, che sembra unire il protagonista a Vasco, che pare essere la sottolineatura di ogni sillaba del racconto: la passione. Si', proprio la passione, che trasuda da ogni emozione, ricordo o riflessione che il protagonista, M, vive ad ogni concerto del Blasco, ad ogni sua canzone, qualunque essa sia. Un gioco di specchi, appunto, perché sembra quasi che la passione, espressa dal rocker e "respirata" da M, sia "restituita" da quest'ultimo come simbolo di ringraziamento e di amore. Come (se fosse) una dedica, un omaggio all'effetto Vasco, sincero e… rock! Si giunge, perciò, a comprendere come sia proprio quest'effetto a sgretolare, in un attimo febbrile, infinito, vissuto sempre "live", i demoni citati all'inizio, i demoni del protagonista, quelli che nessuno o pochi hanno il coraggio di raccontare.
Forse l'autore insiste sui demoni del suo VASCONVOLTO proprio per porre in risalto la potenza benefica e "salvifica" di quell'evento, il concerto, il rock di Vasco, capace di donare una gioia e una purificazione altrimenti impossibili nella vita quotidiana, almeno per il suo "scapestrato" protagonista. Dicono che Il Komandante divida il pubblico, la critica, i consensi, i rinnegati, ma, in questo scritto appare chiara la scelta che l'autore fa "assumere" al protagonista; scelta, appunto, perché M pare che se ne infischi di quello che pensano i detrattori del suo Kom-plice e che "scelga" tutto ciò che non gli è imposto da cliché o da mode "convenienti". Ecco, quindi, la Libertà. Il protagonista non sente, né ascolta suoni o parole, ma "sente", nel profondo, le "parole dei suoni" e vive "i suoni delle parole"; lui, M, salta da una parte all'altra del "suo" palco tra atomi di memoria ed "ubriachezze" dell'anima.
Per tutto questo, forse, il libro non è definibile quanto al genere : non un romanzo, non un saggio, non un racconto, ma il resoconto, efficace per l'inconsueto modo di "raccontare", di un percorso, quello di una passione (il filo rosso), goduta in pieno grazie alla colonna sonora di Vasco, una libertà che non teme la messa in piazza anche di vissuti scomodi, difficili da commentare; una libertà "cantata" attraverso le provocazioni della rockstar, una "parentesi divina" espressa dalla magia del concerto, per citare le parole dell'autore. Un testo intenso, in cui il flusso narrativo sembra quasi una divertita scomposizione di sequenze cronologiche e registri stilistici, quasi un "flusso di incoscienza" che rappresenta, forse, il carosello piacevolmente confuso delle immagini che il concerto di Vasco lascia nell'animo del protagonista. Concerto come metafora della vita di M? Probabile, ma sicuramente di una vita "migliorata" rispetto a quella di tutti i giorni.
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Venduto in quattro Paesi e diritti film
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