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La copertina del libro

'L'odore della carta'

di Ian Sansom

di Paolo Petroni

Dopo che era stato profetizzato che l'uso della carta sarebbe quasi sparito, grazie ai supporti elettronici, ecco che siamo davanti a campagne che invitano a usare meno la stampante e solo per cose necessarie. Insomma la carta resiste per ora a tutto e la nostra è una vita di carta che va dal certificato di nascita a quello di morte, passando per lo studio e il gioco, per la cucina come per il bagno, dalle sigarette ai biglietti dei bus, dai soldi ai post.it. ''La carta è una tecnologia con la quale abbiamo potuto dare un senso al mondo e grazie alla quale siamo diventati ciò che siamo'', scrive quindi Ian Sansom in queste sue pagine di storia, celebrazione e elegia per questo materiale, forse il più indispensabile e invadente che abbiamo attorno.

Senza carta poco sapremmo delle civiltà venute dopo quella egiziana, senza carta sarebbe andata persa la cultura classica che, al momento buono, è potuta risorgere dalle biblioteche di conventi e castelli, senza carta non esisterebbe la letteratura, ma anche la ricerca scientifica avrebbe camminato molto molto molto più lentamente. La carta infatti non la usano solo gli scrittori, occasionali o di professione, ma tutti quanti se alla Pixar, il più avanzato studio di animazione digitale, da cui sono usciti film come ''Toy story'', ''Cars'' o ''Ratotouille'', hanno calcolato di fare circa 50 mila disegni a mano su carta per ogni film. Così il libro di Sansom diventa affascinante e ricco di curiosità per la sua verve di scrittore e divulgatore, ma in particolare per i tanti, infiniti, curiosissimi utilizzi della carta, dai più normali e quotidiani ai più inusitati e imprevisti, che riesce a documentare e raccontare, non senza dimenticare che quasi la metà di tutto il raccolto industriale del legno al mondo viene utilizzato per impasti da cartiera, un eccesso e una bramosia che per gli ecologisti è una vera e grave minaccia per Gaia, l'equilibrio del nostro pianeta. Del resto un foglio A4 causa emissioni di gas serra come una lampadina accesa per un'ora e consuma una tazza d'acqua se è vero che ne sono necessari 40 mila litri per produrre una tonnellata di carta. Il libro di Sansom, il cui primo capitolo si intitola non a caso''Rispettare la carta'', così divaga (sprecando carta? dopo la lettura, diremmo di no!) sul mito e il nostro rapporto con gli alberi, insegue le teorie sulla carta moneta ''sterco del diavolo'' non meno dell'oro, recupera curiose pubblicità, carte cinesi e arabe, insegue manie e modi di lavorare di artisti e scrittori. Ecco allora un raffinato come Ruyard Kipling, che usava solo bloc notes appositamente prodotti per lui con carta speciale, a Lord Bayron che scrisse molti versi del suo Don Juan sul retro delle bollette di casa, mentre si racconta che J.R.R.

Tolkien abbia spesso preso appunti o scritto pezzi del suo ''Signore degli anelli'' sul retro dei compiti d'esame dei propri studenti, portati a casa da correggere. La carta moderna nasce in oriente ben oltre duemila anni fa battendo nell'acqua cortecce di alberi di gelso (gelsi diversi da quelli usati per allevare bachi da seta) sino a ottenere una passata da stendere a asciugare su un telaio. Nel nostro mondo arriva dopo l'anno 571, quando gli arabi fanno prigionieri due cartai cinesi a Samarcanda cui riescono a estorcere il segreto. Cominciamo allora a costruire i nostri mondi di carta di cui sono l'esempio più concreto i disegni degli urbanisti e degli architetti: lo studio di Alvar Aalto pare realizzasse circa 5 mila schizzi disegnati a mano per ogni progetto. Insomma, quando prendiamo un appunto che poi stracciamo e buttiamo via, e ancor più quando usiamo gli scottex in casa, un foglio via l'altro, invece dei tradizionali stracci, forse dovremmo fermarci un attimo a pensare, perché se è vero che la raccolta differenziata e il riciclo per fortuna sono in crescita costante, siamo sempre molto lontani da una vera riduzione dei consumi di carta, visto che nel mondo se ne consuma un milione di tonnellate al giorno.

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