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Padroni del destino

Padroni del destino

di Richard Stengel

di Nicoletta Tamberlich

"In Africa esiste un concetto chiamato Ubuntu, il cui senso profondo è che noi siamo uomini solo grazie all'umanità altrui e che se, in questo mondo riusciamo a realizzare qualcosa di buono, il merito sarà in egual misura anche del lavoro e delle conquiste degli altri. Richard Stengel ha compreso in pieno questo concetto", come ricorda di suo pugno Nelson Mandela, morto lo scorso dicembre.

Ma che cosa non può ancora ancora stato scritto mai, detto, analizzato, ipotizzato di Nelson Mandela? Forse l'ultimo vero eroe simbolo del sacrificio e della rettitudine, sempre con il sorriso sulle labbra, venerato da milioni di persone come un santo vivente? Tuttavia questa immagine è riduttiva: lui per primo avrebbe detto che non era un santo, e non lo avrebbe fatto per falsa modestia.

La lotta armata contro l'apartheid, i quasi trent'anni di carcere, il trionfo politico e la costruzione di un Sudafrica per tutti basato sul dialogo e la riconciliazione razziale: quella di quest'uomo straordinario e unico è una vicenda politica e umana che ha ispirato migliaia di uomini e leader in tutto il mondo. Richard Stengel, oggi sottosegretario per la diplomazia e gli affari pubblici presso il dipartimento di Stato americano, ha condiviso con Mandela una parte importante di questo cammino (nel 1993 ha collaborato alla stesura della sua autobiografia e in quel periodo ha raccolto il materiale per il documentario di cui è stato coproduttore). In questo nuovo libro, Padroni del Destino, Stengel raccoglie per noi l'eredità di Mandela attraverso la rievocazione di alcuni episodi fondamentali della sua vita, mettendone in luce gli aspetti più privati e raccogliendo il patrimonio inesauribile dei principi che lo hanno guidato nei momenti più drammatici: sul coraggio, che è più dell'assenza di paura; sul valore della squadra e della fiducia; sulla calma e la lucidità necessarie a fare la scelta giusta: ''perché è meglio essere lenti e prudenti piuttosto che veloci solo per dare l'impressione di essere decisi''; sull'importanza non secondaria di farsi da parte al momento giusto: ''perché anche deporre le armi può essere una vittoria''. ''A chi afferma che tutto accade per una ragione precisa, Mandela avrebbe risposto che la ragione siamo noi e che le cose succedono perché siamo noi a volerle'' scrive Stengel, catturando nel profondo lo spirito di un combattente straordinario; offrendoci una prospettiva diversa da cui guardare la nostra vita e il mondo che diamo per scontato; spronandoci a riflettere sulle tracce che lascia la lotta armata contro l'apartheid, i quasi trent'anni di carcere, il trionfo politico e la costruzione di un Sudafrica per tutti basato sul dialogo e la riconciliazione razziale: quella di Nelson Mandela è una straordinaria vicenda politica e umana che ha ispirato migliaia di uomini e leader in tutto il mondo. Richard Stengel ha condiviso con Mandela una parte importante di questo cammino.

In questo libro raccoglie per noi la sua eredità attraverso la rievocazione di alcuni episodi fondamentali della sua vita, mettendone in luce gli aspetti più privati e raccogliendo il patrimonio inesauribile dei principi che lo hanno guidato nei momenti più drammatici: sul coraggio, che è più dell'assenza di paura; sul valore della squadra e della fiducia; sulla calma e la lucidità necessarie a fare la scelta giusta: ''perché è meglio essere lenti e prudenti piuttosto che veloci solo per dare l'impressione di essere decisi''; sull'importanza non secondaria di farsi da parte al momento giusto: ''perché anche deporre le armi può essere una vittoria''. ''A chi afferma che tutto accade per una ragione precisa, Mandela avrebbe risposto che la ragione siamo noi e che le cose succedono perché siamo noi a volerle'' scrive Stengel, catturando nel profondo lo spirito di un combattente straordinario; offrendoci una prospettiva diversa da cui guardare la nostra vita e il mondo che diamo per scontato; spronandoci a riflettere sulle tracce che lasciamo dietro di noi. ''il coraggio ha radici nel qui e nell'ora e Mandela, in termini filosofici, era un materialista.

Non si fidava di ciò che non poteva toccare con mano e per anni ha evitato di fare qualsiasi riferimento a entità divine. Faceva affidamento ai sui compagni, non su una divinità lontana. Non pregava: pensava, e poi agiva".

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