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La copertina del libro del giorno

'La potenza dell'errare'

di Emanuele Severino

di Paolo Barbieri

Dopo l'ultimo grande libro teoretico "Intorno al senso del nulla" (Adelphi), Emanuele Severino pubblica "La potenza dell'errare-Sulla storia dell'Occidente", una raccolta di interventi (ma vi sono anche molti inediti) rivisti e riapprofonditi per un pubblico più vasto senza però venir meno al rigore dell'analisi e del pensiero. Per Severino la storia dell'Occidente è caratterizzata dal nichilismo, dalla convinzione cioè che tutte le cose escano da nulla e in esso ritornino aprendo così la strada alla tecnica intesa come scambio delle parti: da mezzo diventa scopo. È proprio seguendo questo pensiero, delineato già in "La Struttura Originaria" (la sua prima grande opera) e in "Ritornare a Parmenide", che il filosofo affronta i grandi temi attraverso lo studio di Dante e di Leopardi, di Heidegger e di Nietzsche fino ad arrivare a riflessioni sul capitalismo, il cristianesimo ma anche lo stato-azienda e i governi tecnici. () Ma nei governi tecnici - scrive in un capitolo - che agiscono nelle economie di mercato il benessere del popolo, è il benessere quale è inteso, appunto, all'interno delle categorie della produzione capitalistica della ricchezza. In questa situazione, il capitalismo è la condizione ultima della politica e del governo tecnico; la politica è un mezzo di cui il capitalismo si serve. Chi si propone ancora nel mondo democratico una economia non capitalistica? () La contrapposizione tra destra, sinistra, centro ha una consistente denominazione comune, è una lotta all'interno del sistema capitalistico.

Da anni Saverino parla della fine dei cosiddetti "Immutabili", cioè delle grandi ideologie che hanno caratterizzato il pensiero occidentale. Tra queste c'è il capitalismo: Un'azione è definita dal suo scopo. Anche l'agire capitalistico è definito dal suo scopo, cioè dall'incremento indefinito del profitto privato.

Quando il capitalismo, di fronte a grandi disastri planetari dovuti al suo agire, assumerà come scopo non più l'incremento del profitto ma la salvaguardia della terra, allora non sarà più capitalismo Inevitabilmente: o il capitalismo, andando avanti così, cioè volendo avere come scopo il profitto, distrugge la terra, la propria 'base naturale', e quindi sé stesso, oppure assume come scopo la salvaguardia della terra, e allora anche in questo caso distrugge sé stesso.

Dopo il carteggio tra Eugenio Scalfari e papa Francesco, Severino ha ripreso il tema del rapporto tra Stato e Chiesa analizzando il verdetto di Gesù Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio. Quale il ragionamento del filosofo? Domandiamo a Gesù se a Cesare - cioè allo Stato - si possa dare qualcosa che sia contro Dio.

Risponderebbe di no! Assolutamente no! Ciò significa che le leggi dello Stato non potranno essere contro le leggi di Dio, del Dio di Gesù, della cui verità oggi la Chiesa si ritiene depositaria. Domandiamogli ancora se allo Stato si possono dare leggi neutrali, che cioè consentano ai cittadini sia di agire contro Dio, sia di non essergli contrari. Ancora una volta Gesù risponderebbe di no, e altrettanto risolutamente: si renderebbe lo Stato libero da Dio; si lascerebbe ai cittadini la libertà di vivere contro Dio. Con la prima risposta lo Stato sarebbe costretto a essere uno Stato cristiano (anzi cattolico); con la seconda lo si lascerebbe libero di non esserlo. Ma anche questa libertà è un modo di essere contro Dio. Quindi per Gesù le leggi dello Stato debbono essere cristiane (e cattoliche).

Il libro è diviso in tre sezioni. Nella prima "Scambio delle parti e alienazione della verità" c'è un saggio attorno alla poesia di Dante e Leopardi; la seconda, "Storia dell'Occidente e filosofia", propone due possibili dialoghi con Eschilo e Parmenide mentre la terza, "Postille", è un ulteriore approfondimento dei saggi della prima sezione.

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