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A sei anni dalla morte Roberto Bolano diventa scrittore di culto
di Paolo Petroni
Chi tradisce chi? La domanda sembra annunciarsi nel rapporto fra le due sorelle protagoniste dell'ultimo romanzo di Antonella Lattanzi , che si svolge e si riavvolge, in uno stupefacente groviglio di amore-odio-tenerezza vissuto fra le due città, Bari e Roma, dove Angela e Michela nascono, vivono, fuggono e ritornano, fra alterne vicende. Che cos'è per loro il tradimento? Bugia, imbroglio, furto d'amore? Oppure abbandono? O ancora silenzio, non condivisione e quindi incomprensione? Nella storia delle due sorelle, molti tasselli vanno al posto giusto solo nelle ultime pagine del libro, dove forse si trovano le risposte. Ma prima che ciò accada, il racconto dell'una e dell'altra è un balletto pieno di segreti, accuse, finzioni, complicità e rivalità, che partono dall'a giovinezza (trascorsa nell'insofferenza per il quartiere malfamato di Bari e per l'ambiente familiare in cui vivono) fino alla fuga a Roma di Angela diciottenne, che decide di mollare tutto (fidanzato compreso) e di scomparire con Stefano, senza più dare notizie di sé. Quando tutto questo accade, Michela è solo una ragazzina, aggressiva e inadeguata, che ha appena deciso di vivere la sua prima esperienza sessuale. La sparizione della sorella, perciò, se da una parte le ruba la scena (da quel momento madre e padre, sempre in attesa di notizie, non si occupano più di lei) dall'altra la lascia padrona del campo. Almeno sin quando anche lei parte, si trasferisce a Roma, per cercare Angela, come fa credere ai genitori per anni. L'azione e la relazione fra le due si sposta quindi nella Capitale, dove il tempo che passa le trasforma in due donne complicate e in perenne conflitto. Michela lavora e s'innamora di Mattia che la vuole e non la vuole; Angela fa l'insegnante, ha due figlie da Stefano, poi lo tradisce e lo lascia per Denis, da cui aspetta il suo terzo figlio. Questa nuova gravidanza, questo nuovo cambiamento di vita, la spinge a ritrovare i genitori e a tornare a Bari, per il funerale della zia. Ma questo ritorno, presente anche Michela, non è prodigo, né conciliatore, né catartico, anzi quel lutto familiare porta a galla ancora una volta il non detto, i tradimenti del passato e la loro muta accettazione. In una parola ''la cosa brutta'', da cui Angela è fuggita. Fino all'epilogo, da cui emergono nuovi elementi, come punte di spilli.
Anche la scrittura punge, prima col dialetto, poi via via liberandosene, come a mettere anche una distanza linguistica fra le protagoniste e Bari, fra le sorelle e il loro passato. E' una scrittura ondivaga, che segue il tempo, i luoghi, i ricordi, le stagioni della vita; che si sgrana fra i pensieri, annota frammenti di idee, rabbia, smarrimento; che s'impenna nella risata amara, si spezza nelle impressioni, fino a distendersi nei momenti più piani del racconto o a incastrasi nei fatti, in presa diretta. Così si fa cronaca, diario, storia; o si apre a metafore, a bizzarri punti di vista. L'io narrante si sdoppia fra le due sorelle e aggredisce la pagina, ora in prima ora in terza persona; a volte si sovrappone, perfino, come se l'una fosse l'altra, come se la rabbia che le ha segnate, confondesse i loro connotati, pur così diversi.
A sei anni dalla morte Roberto Bolano diventa scrittore di culto
Venduto in quattro Paesi e diritti film
182mila copie in 9 mesi per noir di Carrisi