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Murgia: con me né Cav né Renzi ma voti sardi

15 febbraio, 10:58
Il direttore dell'ANSA Luigi Contu e Michela Murgia, candidata alle elezioni regionali in Sardegna
Il direttore dell'ANSA Luigi Contu e Michela Murgia, candidata alle elezioni regionali in Sardegna
Murgia: con me né Cav né Renzi ma voti sardi

di Roberta Celot

La sua discesa in campo non è stata un incidente di percorso: la passione e l'impegno politico di Michela Murgia, l'outsider delle prossime elezioni regionali in Sardegna che vola nei sondaggi e toglie il sonno alle "corazzate" di Pd e Fi, arrivano da lontano. E' lei stessa a spiegarlo in occasione del Forum organizzato all'ANSA in vista del voto del 16 febbraio. "Ho passato molto più tempo a fare politica nel senso civico del termine che a scrivere - racconta la vincitrice del Campiello con Accabadora e ora candidata con la coalizione Sardegna Possibile - Smettere di scrivere per candidarmi era naturale, la mia scrittura - ribadisce - è stata più politica, di sette libri uno solo era un romanzo". E' lei la donna dei record, unica presenza femminile tra i sei candidati in corsa dopo l'estromissione di Francesca Barracciu (Pd): è stata la prima ad ufficializzare la sua candidatura, ha chiuso le liste a 48 ore dalla scadenza dei termini e ha già presentato la sua squadra di governo al completo. E se sarà eletta, sarà la prima donna presidente nella storia dell'autonomia della Sardegna.

"Dovevano cominciare per primi - spiega - non avendo alle spalle nessuno se non il nostro progetto, un'alternativa forte che doveva essere supportata da una campagna altrettanto forte sul territorio, orfano di sezioni di partito e di spazi dove fare politica. Ecco, noi abbiamo occupato questi spazi lasciati vuoti dai partiti tradizionali e abbiamo costruito dei percorsi partecipativi per prendere insieme le decisioni". Non verrà nessuno per lei dal "continente" ad appoggiarla nel rush finale della campagna elettorale. E lei lo rivendica. "Chi vota Murgia vota i sardi - dice orgogliosa - Berlusconi verrà per Cappellacci. Renzi, o chi per lui, per Pigliaru. Nessuno, invece, verrà a mettere la mano sulla mia spalla. Per questo siamo il terzo soggetto forte". La scrittrice candidata sgombra subito il campo da illazioni su presunti finanziatori occulti.

"La mia campagna - annuncia - alla fine costerà 150mila euro, non ci crede nessuno. E il primo a con capacitarsi é il presidente uscente Ugo Cappellacci, uno abituato a comprare sempre tutto. Noi invece abbiamo messo in piedi una rete che ci aiuta molto". C'é chi vede in Michela Murgia una sorta di Grillo in gonnella. "C'è molta differenza - ribatte l'aspirante governatrice - tra la nostra proposta politica e quella del Movimento 5 Stelle. L'approccio nel nostro caso non è la rabbia, ma un elemento progettuale fondante: l'indipendentismo. L'assenza di Grillo penso sia un danno per la democrazia, un impoverimento dello scenario politico. Noi potremmo ricavarne un vantaggio elettorale ma è il quadro democratico a subire un pesante contraccolpo. Il Movimento 5 Stelle ha avuto il merito di riportare la gente al voto: purtroppo scegliendo di non presentarsi Grillo ha sperperato questo capitale".

Lusingata dai sondaggi, la scrittrice di Cabras chiarisce che con lei "l'ipotesi di larghe intese non esiste proprio. Se nessuno dovesse prendere il 25% - spiega - mi preparerei a fare opposizione, si costruisce democrazia anche all'opposizione. In questi anni in Sardegna non si é mai fatta: il capo doveva essere Renato Soru ma é stato campione di assenteismo. In pratica centrodestra e centrosinistra hanno governato insieme".

Il progetto politico di Michela Murgia si fonda sull'indipendentismo. "Per noi é un processo storico ineludibile ma saranno i sardi a dirci quando saranno pronti - sottolinea - Da parte nostra nessuna imposizione dall'alto né fughe in avanti: chi propone oggi un referendum sull'indipendenza, come il Pds'Az, lo fa per affossarlo, é troppo presto. Il nostro modello é quello della Catalogna e della Scozia. Insomma un indipendentismo non ideologico e non nazionalitario: non ci interessa l'etnia o l'appartenenza a un territorio ma l'appartenenza ad una comunità, la non dipendenza da Roma". E tra le "dipendenze" da eliminare, in cima per l'aspirante presidente ci sono le servitù militari, il 60% di quelle italiane sono infatti in terra sarda. "E' una percentuale di occupazione impattante con conseguenze negative per l'economia", chiarisce promettendo, in caso di vittoria, una battaglia campale con il governo centrale. Ma ci sono anche le servitù indotte, secondo Michela Murgia, da una politica industriale che ha fallito.

"La sola politica degli ammortizzatori sociali e delle cattedrali nel deserto ha generato servi. Vanno messi in discussione due elementi strutturali, l'industria chimica e quella militare. Bisogna restituire il territorio alle sue industrie naturali, dal turismo all'agricoltura, partendo non dalle macroprogettazioni ma dai micromodelli". In questo anche il centrosinistra arretra, é l'accusa della candidata. "Francesco Pigliaru, un onesto uomo di numeri, è andato in questi giorni nel Sulcis, emblema del tracollo industriale e dell'assistenzialismo, a dire che quel modello è ancora valido. La verità è che è andato a vendere fumo a chi i 'fumi' li produce". A tenere banco in questa campagna elettorale c'é anche la questione morale con la quasi totalità dei consiglieri regionali indagati per peculato. "Questo é un furto - attacca Murgia - ma per me la questione morale non si esaurisce con il codice penale: quanto denaro ci hanno fatto perdere i nostri governanti per progetti falliti e cose mai fatte?". La ricetta? "Totale trasparenza degli atti e controllo sistematico dall'esterno di tutta l'attività legislativa e di governo", risponde sicura la candidata. (ANSA).

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