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Devias: indipendentismo salverà l'Isola

15 febbraio, 10:58
Pier Franco Devias
Pier Franco Devias
Devias: indipendentismo salverà l'Isola

di Maria Grazia Marilotti

"L'indipendentismo è l'ultima carta per continuare a esistere come nazione sarda e difendere la nostra terra". Pier Franco Devias è il candidato alla presidenza della Regione per il Fronte Indipendentista Unidu, un'unica lista e lo slogan "una zenia libera", "una stirpe di gente libera". E' il più giovane tra i sei in corsa per la carica a governatore della Sardegna. Nuorese, classe 1974, laureato in filosofia, é attualmente disoccupato.

E stasera, proprio da Nuoro, parte la sua campagna elettorale "Siamo l'unica coalizione che riunisce l'indipendentismo sardo - afferma intervistato dall'ANSA - una coalizione che ha chiuso le porte a elementi dell'italianismo". Sui social network non è facile rintracciarlo, é registrato Predu Frantziscu Devias.

"Il mio nome da italianizzato è solo una maschera burocratica con cui i dominatori pretendono di marchiarmi. Predu Frantziscu, mi ha sempre chiamato così mio padre". Indossa con fierezza l'abito di velluto cucito a mano. In quelle trame c'è il fascino di un capo indossato dai pastori sardi e diventato un must per un indipendentista doc. "La nazione sarda, a causa degli effetti del colonialismo italiano e dei suoi soci in affari sardi, sta lentamente morendo - argomenta il candidato - I giovani sono costretti a emigrare per lavoro e i laureati partiti all'estero per motivi di studio non possono ritornare perché qui l'offerta di lavoro è zero. I nostri paesi sono abitati per lo più da anziani". Traccia un'immagine della Sardegna drammaticamente reale e soffocata non solo dalla crisi internazionale ma soprattutto da una politica distante dalla gente.

"Sulla nostra povertà volano torme di avvoltoi della speculazione, alla ricerca non solo di case e terreni ma di interi paesi spopolati da cementificare e trasformare in paradisi per vip e ultra ricchi - attacca - si compreranno per due spiccioli una Sardigna povera e deserta. Col tempo diventerà un'isola popolata da altre genti. Dove saranno i Sardi? Dispersi per il mondo, cacciati dalla loro terra". Nella sua visione politica si tratta di un esodo forzato che definisce "Genocidio per sostituzione". "Le statistiche lo confermano: è in atto e corre a gran velocità". L'antidoto per lui è l'autodeterminazione e il risveglio delle coscienze nazionali sarde. "Servono nuove leggi per tutelare gli interessi del popolo", spiega.

Tra i punti salienti del programma elettorale c'è la moratoria dei progetti di impianti eolici, la difesa dei prodotti sardi con controlli sulla grande distribuzione e un marchio di qualità, l'abbattimento dei costi di produzione per aziende agro pastorali. Ancora, il riuso delle ex servitù militari, "perché le terre civiche appartengono al popolo sardo", sottolinea. Pensa ad un'industria compatibile con la vocazione del territorio, al turismo gestito dai sardi con tanto di tassa di soggiorno per i mesi estivi per finanziare la costituzione di cooperative per dare lavoro ai giovani. La rivoluzione indipendentista passa anche attraverso il bilinguismo e la sanità in mano a persone competenti.

Il suo impegno indipendentista nasce durante l'adolescenza, subito dopo la terza media. Divora i testi dei suoi padri storici, partecipa ad iniziative promosse da Angelo Caria, storico leader di Sardigna Natzione, poi entra nella segreteria di A Manca pro s'Indipendentzia. Il suo coinvolgimento politico lo porta anche a essere al centro dell'attenzione della magistratura che indaga contro una serie di attentati. Nel 2006 è stato arrestato e otto anni dopo, a giugno, sarà sul banco degli imputati in un processo per associazione sovversiva. Accusa da cui si proclama innocente e contro la quale aveva portato avanti anche uno sciopero della fame. Fallite le trattative con Sardegna Possibile - la coalizione che sostiene con una lista indipendentista, ProgreS, e due civiche Michela Murgia - ne spiega le ragioni: "ProgreS ha fatto una scelta che rispettiamo ma non condividiamo, ovvero accompagnarsi a convertiti ad un indipendentismo pre elettorale. Si sta avvicinando il carnevale e molti hanno indossato questa maschera per garantirsi una poltrona. Noi puntiamo a riscrivere la nostra storia da protagonisti, per non doverci più sentire stranieri in casa nostra".

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