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Le caratteristiche delle opzioni che abbiamo evidenziato in precedenza rendono questi strumenti adatti oltre che per strategie di trading direzionale anche per strategie di copertura e di arbitraggio.
L'ACQUISTO o la VENDITA di opzioni CALL o PUT sono già state esaminate in precedenza e rappresentano le più semplici strategie direzionali che l'investitore può adottare a seconda delle proprie aspettative sull'andamento del mercato e del rischio che è disposto a sostenere.
Esaminiamo adesso alcune semplici strategie di copertura:
La strategia comporta l'acquisto di un'opzione put contro una posizione in titoli in essere. Questo permette di coprirsi dalle perdite derivanti da un eventuale ribasso del prezzo dei titoli in portafoglio.
Esempio:
Il 1 febbraio 2001 un investitore ha in portafoglio 10.000 azioni
Olivetti, che quotano 2.87 euro. Il rischio della posizione consiste in un possibile ribasso nel prezzo del titolo. In questo caso, l'investitore può acquistare delle opzioni put, scadenza febbraio, per coprirsi da un eventuale ribasso a breve termine del titolo.
Ad esempio, supponiamo che acquisti le put con strike 2,80 euro il cui premio è pari a 0.0675 euro. Ogni contratto d'opzione su Olivetti ha un lotto minimo pari a 5.000 azioni, per cui per coprire la posizione in titoli occorreranno 2 opzioni put, per un costo totale pari a: 0,0675 * 5.000 * 2 = 675 euro.
Alla scadenza si possono presentare i seguenti scenari:
1) alla scadenza di febbraio, se il titolo quota 2,80 euro, o più, l'opzione scade senza valore, per cui l'acquirente perde il premio pagato. In ogni caso, ha coperto la propria posizione da un ribasso del sottostante.
2) se il titolo quota meno di 2,80 euro, ad esempio 2,70 le opzioni acquistate scadono ITM di 0,10 euro, per cui l'investitore le eserciterà, vendendo così i titoli a 2,80 euro e ottenendo un guadagno di 0,10 euro per azione.
Dopo la scadenza, l'operazione può essere ripetuta, riacquistando i titoli e comprando di nuovo delle opzioni put a copertura.
L'acquisto delle opzioni put a copertura di posizioni, deve essere visto come una assicurazione contro il rischio di ribasso del prezzo del sottostante. Se le opzioni scadono OTM, l'investitore avrà in ogni caso coperto il proprio investimento con un costo contenuto.
Lo "straddle" consiste in un'opzione call e in un'opzione put allo stesso prezzo d'esercizio. Tutte le opzioni devono essere sul medesimo titolo, sulla medesima scadenza e per il medesimo ammontare nominale.
L'investitore che compra una "straddle" ritiene che le opzioni siano relativamente economiche, in quanto incorporanti una bassa volatilità implicita. Si aspetta un movimento molto brusco, ma non sa in quale direzione. Viceversa un operatore che vende uno "straddle" ritiene che la volatilità implicita incorporata nei prezzi delle opzioni sia elevata, se confrontata con le sue aspettative di un mercato relativamente stabile.
Consideriamo il caso di un investitore che ACQUISTA uno STRADDLE.
Avendo comprato sia una call che una put, l'investitore è contemporaneamente lungo e corto sul sottostante: si attende un movimento del prezzo del sottostante, sia esso al rialzo o al ribasso, di ampiezza maggiore alla somma dei due premi pagati per l'acquisto della strategia. In entrambi i casi, infatti, una delle due opzioni acquistate risulterà ITM e genererà un profitto, mentre l'altra verrà abbandonata.
1 febbraio 2001: l'indice MIB 30 quota 44.300, il costo per
acquistare lo straddle 44.000 è dato dal costo dell'acquisto di un'opzione call scadenza febbraio (premio pari a 590) sommato al costo di acquisto di un'opzione put scadenza febbraio (premio pari a 260). L'acquisto dello straddle comporta un costo pari a 2.125 euro. Perchè la posizione generi un profitto, occorre che il sottostante si muova al rialzo o al ribasso di almeno 850 punti indice, cioè quoti sopra 44.850, oppure sotto 43.150.
Se, ad esempio, l'indice a scadenza quota 46.000, il profitto dallo straddle sarà pari a:
(46.000 - 44.000) X 2,5 euro - 2.125 euro = 2.875 euro
Se l'indice a scadenza quota 42.000, il profitto sarà pari a:
(44.000 - 42.000) X 2,5 euro - 2.125 euro = 2.875 euro
Distinguiamo:
Comporta l'acquisto di una call e la vendita contemporanea di una call con uguale scadenza, ma
strike più elevato.
Si tratta dell'acquisto di un'opzione call "near-the-money" (il cui prezzo d'esercizio è molto vicino al prezzo corrente dell'attività sottostante) e contestualmente vendita di un'opzione call "out-the-money".
L'investitore che attua un "call spread" è moderatamente rialzista sul mercato, vuole un'esposizione aggiuntiva al rialzo ma essendo preoccupato di veder smentite le proprie aspettative, preferisce rischiare una perdita limitata.
Comporta l'acquisto di un'opzione put e la vendita contemporanea di un'opzione put, con uguale
scadenza, ma strike inferiore.
Si tratta dell'acquisto di un'opzione put "near-the-money" e contestualmente vendita di un'opzione put "out-the-money".
L'investitore che attua un "put spread" è moderatamente ribassista sul mercato, vuole un'esposizione aggiuntiva al ribasso ma essendo preoccupata di veder smentite le proprie aspettative, preferisce rischiare una perdita limitata.
Pertanto, finanzia l'acquisto dell'opzione put ad un prezzo d'esercizio intorno ai valori di mercato vendendo un'opzione put ad un prezzo d'esercizio pari al livello di prezzo ritenuto l'obiettivo del ribasso.
In sintesi, con l'acquisto di uno spread verticale call o put, si riduce il costo della posizione, limitando tuttavia il possibile guadagno.
La perdita massima della posizione è pari al premio complessivo pagato (differenza tra i due premi delle opzioni con cui si costruisce lo spread).
La parità put-call permette di capire quale sia la relazione tra la call, la put ed il titolo sottostante. La parità put-call definisce un primo equilibrio tra i prezzi delle call e delle put e permette di comprendere come i portafogli di opzioni vadano valutati complessivamente. Infatti l'acquisto o la vendita di nuove opzioni (o di sottostante) può variare completamente il profilo di rischio del portafoglio.
Su tale relazione si basano tutti i modelli di "pricing" delle opzioni, nonché numerosi arbitraggi che possono insorgere da eventuali anomalie del mercato.
Ecco l'equazione che esprime questo legame:
c
- p = S - E |
|
dove: | |
c = | .Premio dell'opzione Call europea |
p = | Premio dell'opzione Put europea |
S = | Prezzo del Titolo |
E = | Prezzo di esercizio |
Da questa relazione si ricavano le posizioni sintetiche. Ad esempio, l'acquisto di una call e la contemporanea vendita di una put (con medesimo sottostante, scadenza e strike) riproducono una posizione lunga, pari a (S-E), su quel sottostante.
Tali strategie possono essere attuate se le condizioni di mercato generano un disequilibrio fra i prezzi delle opzioni call ed i prezzi delle opzioni put (la parità put-call non è rispettata nel mercato).