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Papa: 'Mai paura della tenerezza'

La festa dell'intronazione di Bergoglio

02 aprile, 17:53

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Papa: 'Mai paura della tenerezza'

di Fausto Gasparroni

Custodire il creato. Prendersi cura degli altri, specialmente i più poveri e deboli. E soprattutto non avere "timore della bontà, della tenerezza". Ci sono parole-chiave che arrivano direttamente alla mente e al cuore dei fedeli, e non solo, nel discorso che papa Francesco ha fatto nella messa inaugurale del suo pontificato, vero programma del suo ministero petrino. Una di queste è "custodire" - si tratti di ambiente, di bellezza del creato, e della "intera umanità" - ispirato a quello che per la Chiesa è il "custode" per antonomasia, San Giuseppe, santo della solennità odierna. Ma il Papa parla anche di "bontà" e "tenerezza", sentimenti base di questo "aver cura di tutti".

Sentimenti che devono appartenere, prima di tutti, proprio alla figura del Pontefice, perché il "vero potere è il servizio". Bergoglio lo ricorda anche ai grandi del mondo convenuti a Roma per il suo insediamento, alle 132 delegazioni ufficiali, a capi di Stato come Giorgio Napolitano, come la connazionale argentina Cristina Kirchner, come il vice di Obama, Joe Biden, a regnanti e capi di governo, tra questi ultimi anche Mario Monti. Li saluta tutti in basilica alla fine della messa, compreso - con qualche imbarazzo - il dittatore africano Robert Mugabe. All'inizio il Papa arriva in Piazza San Pietro sulla "campagnola" scoperta, accolto dall'ovazione dei duecentomila e dallo sventolio di bandire di ogni colore. Facendo il giro della piazza, scende anche dalla "papamobile" per baciare neonati, per accarezzare un disabile. Poi, subito prima della messa, i momenti solenni dell'investitura: prima la preghiera sulla tomba di San Pietro, nella cripta della basilica, poi sul sagrato riceve il pallio dal protodiacono Jean-Louis Tauran e poi l'anello del Pescatore - non in oro, ma più modestamente in argento dorato, e raffigurante San Pietro con le chiavi - dal cardinale decano Angelo Sodano, primo dell'ordine dei vescovi.

Nella messa, oggi Bergoglio evita i gesti "di rottura", come in quella di domenica a Sant'Anna, si attiene al cerimoniale (ma non canta), legge l'omelia senza quasi aggiungere nulla "a braccio". Il suo italiano è quasi ingentilito, reso più morbido, dall'accento "porteno". All'inizio del discorso, subito applaudito ricorda Benedetto XVI, il Papa emerito: ricorda che oggi è l'onomastico del suo "venerato predecessore", a cui "siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e riconoscenza". Poi, parlando proprio della figura di San Giuseppe, invita a "custodire Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato". Ce l'ha mostrato anche il suo prediletto Francesco d'Assisi, da cui ha preso il nome: la vocazione del "custodire" è "l'avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l'ambiente in cui viviamo". "E' il custodire la gente - spiega -, l'aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili". E' "l'aver cura l'uno dell'altro nella famiglia".

Bergoglio chiede, "per favore", a "tutti coloro che occupano ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale" di essere "custodi della creazione": "custodi dell'altro, dell'ambiente", non lasciando che "segni di distruzione e di morte accompagnino il cammino" del mondo. E aggiunge: "non dobbiamo avere paura della bontà, anzi neanche della tenerezza". Il prendersi cura, il custodire, chiede infatti bontà, "chiede di essere vissuto con tenerezza", che "non è la virtù del debole, anzi, il contrario, denota fortezza d'animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all'altro, di amore". E se il ministero del vescovo di Roma "comporta anche un potere", "non dimentichiamo mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce". deve "accogliere con affetto e tenerezza l'intera umanità" - dice il Papa - "specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli": quindi "chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere". Per Papa Francesco, "custodire il creato, ogni uomo e ogni donna, con uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l'orizzonte della speranza, è aprire uno squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza". Concetti che ribadisce poi anche in due 'tweet'.

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