Parlano i Cardinali
La Chiesa che verra'. Su conclave pesera' Ratzinger
02 aprile, 17:58Correlati
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L'inedita fase della storia bimillenaria della Chiesa, aperta dalla "rinuncia" di Benedetto XVI, vedrà un Conclave che si celebra mentre il precedente Papa è ancora in vita. Se non sono immaginabili, vista anche la natura del personaggio, influenze o interventi diretti di Ratzinger sui 117 "elettori" che siederanno nella Sistina, dagli atti e dalle parole del Pontefice tedesco, è però possibile desumere un identikit di chi lui stesso vorrebbe come proprio successore. Da giorni, insomma, è aperta la "caccia" al candidato di Ratzinger, e su questo le indicazioni non mancano. La prima, quasi ovvia, è scritta nella stessa rinuncia di Ratzinger, che si ritira perché sente venir meno le forze e le energie necessarie a governare adeguatamente la Chiesa.
Il prossimo Papa, quindi, dovrà essere prima di tutto giovane. In altre parole, meglio che l'eletto non abbia più di 70 anni. La seconda indicazione è più nascosta, ma non meno significativa, ed è che potrebbe essere un Papa non europeo. Più volte, in otto anni di Pontificato, Ratzinger ha sottolineato positivamente le energie e la vitalità delle Chiese emergenti. E anche la creazione di un Pontificio Consiglio per la Nuova evangelizzazione è una reazione a quella che lui definì "l'eclisse di Dio" prima di tutto nella vecchia Europa cristiana.
Ma quasi un mandato per la successione, fatto quando la decisione di ritirarsi era già stata meditata, è anche la piccola "squadra" di nuovi cardinali creata nell'ultimo Concistoro dello scorso novembre: sei nuovi cardinali, di cui nessun europeo. Benedetto XVI ne parlò come di un completamento del precedente Concistoro del febbraio 2012, in cui c'erano molti europei e italiani. Ma il fatto di aver creato come ultimi suoi cardinali un americano (James Michael Harvey), un libanese (Bechara Boutros Rai), un indiano (Baselios Cleemis Thottunkal), un nigeriano (John Olorunfemi Onaiyekan), un venezuelano (Ruben Salazar Gomez), un filippino (Luis Antonio Tagle) - in altre parole, pressoché tutti i continenti rappresentanti tranne l'Europa, e non parliamo poi dell'Italia - non può non lasciare il segno, alla luce del passo epocale che poi Ratzinger ha fatto con le sue dimissioni di lì a soli tre mesi. Indicazioni sostanziali sono poi quelle delle azioni di Benedetto XVI nel campo della "pulizia" della Chiesa, della trasparenza nel campo della lotta definitiva allo scandalo della pedofilia, dopo decenni di omertà, e anche in campo finanziario. E sono campi in cui non si può certo dire che Ratzinger non abbia trovato ostacoli, se pensiamo anche a recenti lamentele di cardinali sul "processo"a cui è stato sottoposto nella diocesi di Los Angeles il cardinale Roger Mahony.
Anche per quanto riguarda la trasparenza stabile nel campo finanziaria c'é della strada ancora da percorrere, non senza resistenze, ma Benedetto XVI ha segnato la strada. Sul richiamo all'unità e a un Papa che goda di ampi consensi fa testo lo stesso "motu proprio" che Ratzinger promulgò nel 2007 per stabilire che per eleggere il Papa è sempre necessaria, in ogni votazione, la maggioranza dei due terzi. Resta infine il mandato dell'impostazione teologica, e qui si torna al richiamo al Concilio, celebrato anche con l'Anno della fede proclamato dal Papa dimissionario, secondo la sua esegesi della "continuità", e non della "rottura". Chi risponde a tutte queste caratteristiche? Un nome c'é, ed é quello del cardinale canadese Marc Ouellet, 67 anni, prefetto della Congregazione dei Vescovi dopo essere stato dal 2002 al 2010 arcivescovo di Quebec, quindi con ampia esperienza pastorale.
Con Benedetto XVI ha in comune perfino l'esperienza di "Communio", la rivista teologica fondata nel 1972, tra gli altri, da Joseph Ratzinger e Hans Urs von Balthasar e improntata a temi moderati e conservatori, in polemica con la più aperturista "Concilium". Ouellet gode della grande fiducia di Ratzinger (l'estate scorsa se ne parlò persino come possibile segretario di Stato) che lo ha inviato come suo rappresentante al Congresso eucaristico mondiale di Dublino: E lui il candidato di Ratzinger? Di sicuro, alla vigilia del Conclave, è il candidato più forte.